L’utilizzo della barrique nella produzione del vino bianco
L’affinamento dei vini in legno è una pratica ormai diffusa in tutto il mondo già a partire dal 1700; questo affinamento però riguarda principalmente i vini rossi che vengono messi in questi recipienti per poter stabilizzare il colore, aiutare la fermentazione malolattica e donare note di legno che generano struttura e conferiscono una grande importanza al vino.
L’utilizzo della pratica dell’affinamento in botte per i vini bianchi è nata in Francia all’inizio del 1900 e si è diffusa in alcune zone d’Italia e negli Stati Uniti in particolare in California, ma è comunque una pratica che non è molto diffusa per la sua complessità enologica.
I vini bianchi che hanno affinato in legno sono abbastanza riconoscibili in primo luogo dal colore, che è dorato e molto intenso; l’aroma al naso è uno degli aspetti che più vengono influenzati da questa pratica e i vini che hanno affinato in barrique sviluppano note che vanno dalla vaniglia al miele, fino alla balsamicitá dopo lunghi affinamenti.
Sicuramente nell’impatto in bocca e nella persistenza del vino la barrique ha le sue migliori note e infatti i vini che sono affinati in questo recipiente hanno una persistenza e una complessità al palato che nessun altro vino ha, rendendo questa pratica uno dei migliori strumenti per elevare un vino all’eccellenza.
Pratiche enologiche
La produzione di un vino bianco in barrique, a differenza di un vino rosso, richiede qualche attenzione Maggiore Perché i vini bianchi non hanno la struttura polifenolica dei vini rossi quindi questo particolare affinamento ossidativo se non gestito in maniera corretta può portare ad un impoverimento anziché ad un arricchimento del vino.
La funzione protettiva nei confronti del vino che nel rosso é svolta dai tannini e dagli antociani, nei vini bianchi può essere svolta dalle fecce di lievito, quindi una delle pratiche migliori per poter creare un vino che sia ben strutturato ma al contempo abbia la struttura necessaria per poter affrontare un affinamento in barrique è quella di svolgere la fermentazione alcolica all’interno del legno.
Altro aspetto che non va sottovalutato è quello del quadro acido del vino in quanto in legno stimola la fermentazione malolattica e in un bianco l’assenza di acidità o quantomeno la sua diminuzione a causa di questa fermentazione può danneggiare la struttura, l’equilibrio e l’affinamento del vino stesso quindi le soluzioni possono essere due: o sia un vino con una struttura acida tale da impedire naturalmente la malolattica quindi ph inferiori al 3,2 oppure accettiamo di avere un vino con un ph maggiore ma l’azione positiva dell’acido lattico che rende il vino più ricco e grasso in bocca.
Ultimo aspetto da non sottovalutare è quello del dosaggio dell’ anidride solforosa nelle barrique in quanto l’assenza di questa molecola protettiva nei confronti del vino può portare a ossidazione a problemi di contaminazioni batteriche, ma allo stesso tempo una quantità elevata dà luogo a riduzioni delle fecce; sempre al riguardo delle fecce bisogna ricordarsi di svolgere la pratica del battonage ovvero la movimentazione delle fecce stesse poiché se vanno accumularsi sul fondo della barrique in primo luogo non portano ad un’estrazione ed in secondo luogo la loro lisi può portare note di fortissima riduzione.
Articolo preciso e scritto in modo comprensibile. Complimenti
Grazie mille, è una grande soddisfazione ricevere feedback positivi da un professionista del mondo del vino come lei.
Con grande stima.
Raffaele Crotta